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Un bambino “senza gambe” non è un “diritto all’aborto negato”

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14.09.2025

Il tribunale civile di Parma ha deciso che un ginecologo deve pagare 350 mila euro perché un bambino è nato senza gambe. Il medico non ha saputo leggere le ecografie che rivelavano la malformazione: il giudice lo ha condannato per avere impedito alla madre di esercitare il suo diritto a scegliere.

«Con elevata probabilità la donna avrebbe abortito se avesse avuto tempestiva notizia della malformazione del feto», si legge nell’ordinanza. Durante la gravidanza la donna si è opposta a diversi esami non solo dal ginecologo privato ma anche presso il consultorio dell’Ausl e in ospedale ed è «pacifico e documentato che nessuno dei medici coinvolti nella vicenda avesse rilevato prima della nascita del bambino l’esistenza della malformazione». Tuttavia il giudice Cristina Ferrari ha individuato come unico responsabile il primo specialista e non i sanitari del pubblico, condannandolo per l’errore diagnostico e per aver «privato la donna del suo diritto di decidere».

Un bambino “senza gambe” e il diritto di aborto

I giornali si sono gettati sul caso: prima cronaca giudiziaria, poi manifesto sul “diritto all’aborto”. «Il provvedimento del Tribunale di Parma tocca uno dei nodi più delicati del dibattito bioetico contemporaneo: il diritto della donna a decidere consapevolmente del proseguimento della gravidanza» (Adnkronos). «Il danno, spiegano i giudici, non si limita alla nascita di un figlio affetto da una grave disabilità, ma investe anche un piano più profondo, quello........

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