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Svizzero condannato per aver detto che gli scheletri non sono trans

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25.10.2025

In Svizzera si può finire in carcere per aver detto che gli scheletri non sono transgender. È successo a Emanuel Brünisholz, riparatore di strumenti a fiato di Burgdorf, nel Canton Berna, condannato per “incitamento all’odio” dopo un commento su Facebook nel 2002. Nel quale scrisse, con una franchezza da artigiano e un evidente eccesso di fiducia nel buon senso, che «se fra duecento anni scaverete le tombe delle persone LGBTQI, troverete solo uomini e donne in base ai loro scheletri. Tutto il resto è una malattia mentale promossa dai programmi scolastici». Un’iperbole, una battutaccia, una polemica? Per la giustizia elvetica un reato.

Come racconta Andrea Seaman su Spiked, Brünisholz è stato convocato dalla polizia nell’agosto 2023, interrogato sulle “intenzioni” del suo commento, quindi accusato dal pubblico ministero di aver violato l’articolo del Codice penale che punisce l’odio verso le persone “in ragione del loro orientamento sessuale”. Multa di 500 franchi, più 600 di spese processuali. L’uomo ha fatto ricorso. Respinto. E, rifiutandosi di pagare, finirà ora in prigione per 10 giorni. Non per un’aggressione, non per un insulto personale, ma per aver detto che il sesso si legge nelle ossa. Cioè per aver ricordato una cosa che i manuali di anatomia insegnano da secoli: che lo scheletro umano è sessualmente dimorfico, e che nessuna percezione soggettiva può modificare la forma del bacino. Che c’entra l’orientamento sessuale?

Per il giudice “trans” è un orientamento sessuale

Il cuore del caso sta nella sentenza, un piccolo monumento al linguaggio burocratico intriso di ideologia. Nel testo il giudice scrive: «LGBTQI significa lesbica, gay, bisessuale,........

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