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Ora il Québec vuole vietare la preghiera in pubblico. Scandalo anche tra i secolaristi

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11.09.2025

Il Québec, Eldorado della laicità, sta progettando di «vietare la preghiera in luoghi pubblici». Il ministro per la laicità della provincia, Jean-François Roberge, ha spiegato poche settimane fa che la decisione è stata motivata dalla «proliferazione della preghiera in strada», definita «una questione seria e delicata», che il governo segue con «inquietudine». Da qui l’annuncio: verrà presentata una legge in autunno.

L’annuncio segue le dichiarazioni pubbliche del premier François Legault: «Vedere persone pregare per strada, nei parchi pubblici, non è qualcosa che vogliamo in Québec», aveva dichiarato in seguito a una serie di raduni di preghiera islamica di massa nel 2024 a Montreal. «Quando si vuole pregare, si va in una chiesa o in una moschea, non in un luogo pubblico».

Una legge per vietare la preghiera

Per oltre sei mesi, il gruppo Montreal4Palestine ha organizzato proteste domenicali davanti alla Basilica di Notre-Dame della città, comprese preghiere pubbliche. Le manifestazioni hanno talvolta provocato contromanifestazioni. Da qui la contromossa di Legault, che ha fatto della laicità una priorità legislativa fondamentale, oggi tradotta nella messa al bando del religioso.

Sul fronte opposto, la reazione è stata immediata e accorata. L’arcivescovo di Montréal, monsignor Christian Lépine, ha diffuso una lettera pubblica sul portale dell’arcidiocesi e sul quotidiano di Montreal La Presse: la laicità dello Stato, scrive, «non richiede la cancellazione pubblica della fede nella società», vietare la preghiera nei luoghi pubblici «sarebbe, in qualche modo, come vietare il pensiero stesso», oltre a essere in aperto contrasto con la Carta canadese dei diritti e delle libertà, con la Carta dei diritti e delle libertà dell’uomo del Québec e con la Dichiarazione universale dei diritti umani.

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