La “famiglia nel bosco” e la giustizia-balia
A chi fa paura la “famiglia nel bosco”? Un paese che si commuove per i “nomadi digitali” in diretta Instagram oggi si agita fino alla guerra civile per una famiglia che decide di vivere in un casolare nei dintorni di Palmoli, terra d’Abruzzo, con acqua di pozzo, pannelli solari e tre bambini tirati su senza scuola pubblica, senza playstation. Il derby che ne è nato (pro-magistrati contro pro-famiglia) non è folclore. È la versione aggiornata del più antico conflitto politico dell’Occidente: di chi sono i figli.
Per farla breve. La famiglia anglo-australiana di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham si è stabilita in un’ex casa colonica nei boschi di Palmoli. Niente allacci alla rete elettrica, niente acqua corrente, istruzione parentale per i tre figli, 8 anni e due gemelli di 6. Possono farlo? Certo che sì. Di ecovillaggi e famiglie che vivono “felici in autosufficienza” è piena l’Italia e soprattutto il paese digitale. I nomadi digitali vengono celebrati come eroi sostenibili mentre attraversano mezzo mondo educando i figli “on the road”: in van, su case galleggianti, i più instagrammabili in barca a vela. E la scelta di provvedere direttamente all’istruzione e all’educazione dei propri figli senza far ricorso alla scuola, né pubblica né privata, e senza prendersi per forza un precettore, è perfettamente lecita e legale.
Perché il tribunale smantella “la famiglia nel bosco”
Lo riconosce lo stesso Tribunale per i minorenni di L’Aquila che, nell’ordinanza con cui ha sospeso la responsabilità genitoriale e ordinato l’allontanamento dei loro tre bambini, collocandoli in una casa-famiglia di Vasto, chiarisce: «L’ordinanza cautelare non è fondata sul pericolo di lesione del diritto dei minori all’istruzione, ma sul pericolo di lesione del diritto alla vita di relazione (art. 2 Cost.)».
Tradotto: il problema non è la scuola, ma l’isolamento. Secondo i giudici, l’isolamento prolungato comporterebbe infatti rischi «psichici ed educativi»: difficoltà nella gestione dei conflitti, rischio di aggressività o isolamento, bullismo, bassa autostima, ansia sociale, depressione, incapacità di riconoscere l’altro. È la prima cornice concettuale: non si giudica una condotta illegale, si fa prevenzione. Poi arrivano i fatti.
Funghi e decreti
Settembre 2024. La famiglia finisce al pronto soccorso per un’intossicazione da funghi. Essendo coinvolti dei minori, parte la segnalazione ai carabinieri e al Servizio sociale. Che in seguito ai controlli di prassi segnalano al procuratore del Tribunale dei minorenni «indizi di preoccupante negligenza genitoriale, con particolare riguardo all’istruzione dei figli e alla vita di relazione degli stessi, conseguenti alla mancata frequentazione di istituti scolastici e all’isolamento in cui vivevano». Si segnala inoltre una «situazione abitativa disagevole e insalubre», «la famiglia viveva in un rudere fatiscente e privo di utenze e in una piccola roulotte», «i minori non avevano un pediatra e non frequentavano la scuola».
La procedura si attiva: il Tribunale emette un decreto provvisorio ad aprile, confermato a maggio. I bambini restano con i genitori, ma sono affidati formalmente al Servizio Sociale, a cui viene attribuito «il potere esclusivo di decidere sul loro collocamento, nonché sulle questioni di maggior rilevanza in materia sanitaria». I genitori assicurano collaborazione, attestano la regolarità del percorso di istruzione parentale della........





















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