Isabel Díaz Ayuso risponde all’aborto riconoscendo i bimbi in grembo
Non bastano ai progressisti un milione di aborti in dieci anni. «Ne volete di più? Pensate che non siano abbastanza? Io penso che sia una cifra atroce e un fallimento come società».
Isabel Díaz Ayuso, presidente della Comunidad de Madrid, parla chiaro e rispedisce al mittente l’ordine di presentare il registro dei medici obiettori di coscienza imposto dal governo Sánchez, dal Psoe e da Más Madrid.
Ayuso: «Ho subito due aborti. Sánchez si crede Dio?»
«Non ho intenzione di costringere un medico ad agire contro la sua coscienza o la sua libertà, e non ho intenzione di creare una black list», taglia corto la leader del Partito Popolare. E aggiunge, con quella calma che precede le tempeste: nella sua regione nessuno verrà schedato, né per avere abortito né per non averlo fatto, tanto meno i medici. «E se vi sembra poco, beh, andatevene in un’altra comunità».
Poi la stoccata al premier: «Spiegherò che sono una donna. Una donna libera, e che lo sono stata per tutta la vita; che ho sofferto la perdita di due bambini. Purtroppo ho subito la tragedia dell’aborto due volte. So cosa significa. Ho bisogno di essere ammonita dal Primo Ministro? Chi si crede di essere il Primo Ministro per parlare a nome di tutte le donne? E poi, si crede Dio per parlare a nome della vita con tanta facilità e frivolezza?».
Sánchez vuole l’aborto in Costituzione
Da settimane il governo spagnolo ha riportato l’aborto al centro del dibattito politico. Dopo le polemiche che hanno travolto la maggioranza madrilena del PP e il sindaco José Luis Martínez Almeida – reo di avere approvato la proposta di Vox di informare le donne sulla “sindrome post-aborto”, poi costretto a una rocambolesca © Tempi





















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