Gualtieri e la sindrome del Tevere balneabile
Più sicuro, più epico, più Instagram, Roberto Gualtieri lo vedi così: arriva con la giacca, la sciarpa, l’aria seria, e bam, elmetto giallo. Mantello? No, gilet catarinfrangente e casco. Perché ogni volta che inaugura un cestino dei rifiuti nuovo è come se avesse appena liberato i 33 minatori intrappolati nella miniera di San José in Cile.
Chioschi dei libri, piste ciclabili, piazze, parchi; sì perché non basta più inaugurare le scuole, Gualtieri è il mega ras dei fondi Pnrr e del Giubileo: tu sei lì, con tuo nonno, avete fatto rispettivamente duemila code al semaforo e due guerre ma quella buca a Testaccio pare a entrambi lì da sempre, più eterna di Cesare, finché non sbuca lui, Gualtieri, come l’ha ribattezzato il Frankfurter Allgemeine Zeitung “un simpatico boomer con l’elemetto”. E la chiude.
Nella serie “Gualtieri inaugura cose” arriva il bagno nel Tevere
Poi c’è la tv: cameraman, rubriche speciali, applausi, selfie. “Ecco il cestino che non c’era”, “ecco la panchina”. Cosa fai qui con il casco?, dicono le facce curiose dei bambini: “Inauguro!”, sorride quella di Gualtieri.
Ecco, questo è Roma oggi: un museo a cielo aperto di “inaugurazioni” e un sindaco che tiene l’elmetto come neanche un geometra in un film distopico sul Big One e la distruzione di San Francisco, o almeno come se dalle fognature potesse spuntare un drago. Fino alla bomba: nell’ultima puntata della serie “Gualtieri inaugura cose”, direttamente dall’Expo di Osaka, il sindaco con l’elmetto ha proclamato: fra cinque anni faremo il bagno nel Tevere. Un vaticinio, considerando la quantità di enterococchi intestinali ed Escherichia coli campionati quest’estate da Legambiente © Tempi
