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Gandolfini: «Il consenso informato difende ragazzi, genitori e la democrazia»

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Siamo alle solite: in Italia basta pronunciare le parole “consenso informato” in un’aula scolastica per vedere scatenarsi una rissa degna di un’assemblea del ’77. Eppure stiamo parlando del principio più ovvio in democrazia: sapere chi insegna cosa a tuo figlio.

Da giorni il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara viene accusato di voler «censurare l’educazione sessuale», «ostacolare la lotta ai femminicidi», «riportare l’Italia al Medioevo». Una caricatura utile all’opposizione in perenne fissazione col sesso dei bambini, ai collettivi per le tradizionali occupazioni di novembre, agli editorialisti a corto di cartucce, certo, ma non minimamente al contenuto del disegno di legge che ha scatenato la bagarre parlamentare, con il ministro a gridare alle opposizioni: «Balle». E ha ragione. Anche perché, a fare la gara di balle, vincono quelle servite sulla presunta correlazione tra corsi a scuola e diminuzione dei femmincidi.

Ma che bavaglio, «il consenso informato è il massimo della democrazia»

«Chiariamolo ancora una volta: il consenso informato del ribattezzato “ddl Valditara” non è un bavaglio, tantomeno un’invenzione ideologica: è la traduzione concreta dell’articolo 30 della Costituzione, quello che definisce il “diritto e dovere dei genitori educare i figli”», ribadisce a Tempi Massimo Gandolfini, neurochirurgo e psichiatra, presidente dell’Associazione Family Day Difendiamo i nostri figli e volto noto del dibattito bioetico. «Un provvedimento d’emergenza – lo definisce -, non una panacea, ma un primo argine contro l’onda montante di una “educazione” che, lungi dal formare coscienze libere, indottrina i più piccoli a un’ideologia che prescinde dalla biologia e dalla Costituzione».

La sua posizione è da manuale della scuola pubblica: «Quando la scuola propone un percorso su temi eticamente sensibili – spiega – ha l’obbligo di consultare i genitori». Il genitore che è d’accordo firma; quello che non è d’accordo non firma. «È il massimo della democrazia». La levata di scudi che accompagna il provvedimento, invece, non è la difesa della libertà ma l’ennesima crociata ideologica. «Si invocano diritti, ma per negarne un altro: il diritto dei genitori di scegliere l’educazione dei figli».

Così si è passati a scuola dalla “lotta alla violenza di genere” alla pornografia

Il punto è che nelle scuole italiane, spesso sotto la........

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