Attenti a zio cane
«Stiamo senz’altro assistendo a un fenomeno senza precedenti che denota un cambiamento profondo nel rapporto tra umani e animali: i cani sono diventati veri e propri componenti della famiglia e in alcuni casi sono percepiti, e trattati, come dei figli». Scrive El País, con l’enfasi che di solito riserva al Clásico Barça-Real, che siamo entrati nell’era della «famiglia multispecie». Non più mamma, papà, pargolo ma mamma, papà, fido.
I numeri dell’articolo rilanciato da Internazionale attestano il sorpasso antropologico. Nel 2023, in Spagna, i bambini tra 0 e 14 anni erano 6,4 milioni, i cani registrati ufficialmente dieci milioni. Nell’Unione europea, secondo Eurostat, la natalità è scesa da 5,2 milioni di nascite nel 2014 a 3,67 milioni nel 2023. Nello stesso periodo i cani sono triplicati: da 24,5 milioni a quasi 73 milioni. Negli Stati Uniti ci sono più di 90 milioni di cani. In America Latina dal 40 al 60 per cento delle famiglie ne possiede uno. Aggiunge il Financial Times che in Cina, Goldman Sachs prevede che entro il 2030 ci saranno più pet che bimbi sotto i 4 anni nelle città – oltre 70 milioni di animali contro meno di 40 milioni di bambini.
In altre parole: meno culle, più cucce. «Sono stata spesso definita egoista per aver scelto di non avere figli, ma per me sarebbe ancora più egoista avere un figlio che non voglio, sapendo che non sarei in grado di dargli ciò di cui ha bisogno, sia finanziariamente che emotivamente»: è il refrain delle donne americane che assicurano di sentirsi perfettamente “madri” anche senza figli. Bau-Bau settete.
«Il cane, a differenza delle persone, ama incondizionatamente»
Come mai? Laura Gillet, ricercatrice e coautrice di uno studio apparso su European Psychologist (“Redefining parenting and family: the child-like role of dogs in western societies”), la chiama “evoluzione culturale”: «Gli esseri umani hanno un bisogno innato di prendersi cura degli altri e di ricevere assistenza emozionale e sociale, ovvero quello che chiamiamo amore incondizionato». Solo che l’oggetto di questo bisogno non è più il........
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