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Famiglia e società: in crisi l’una, in crisi l’altra

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24.05.2025

Quando si parla di famiglia in termini disincantati si corre subito il rischio di essere tacciati di bieco conservatorismo, o peggio: incubatrice di pregiudizi, foriera di quel “familismo amorale” che corrode il tessuto sociale, ecco come è di solito descritta la famiglia. Eppure, come ha scritto in un bellissimo libro di qualche anno fa il sociologo Pierpaolo Donati, «la famiglia è e resta la base strutturale più essenziale della società» (La famiglia. Il genoma che fa vivere la società, Rubbettino). Si potrebbe anzi dire che senza quest’istituzione primaria, non sarebbe nemmeno immaginabile la personalità individuale che abita una società aperta. Virtù come la responsabilità, il rispetto degli altri, la fedeltà, l’autocontrollo dove si acquisiscono se non in famiglia? Essa, in sostanza, è l’istituzione in cui vengono poste le basi per quel tirocinio della libertà così cruciale per diventare individui maturi, responsabili, liberi.

Resta un fatto da registrare: la famiglia non se la passa molto bene. Le risposte possono forse essere molte e le più varie. In The Care Dilemma: Caring Enough in the Age of Sex Equality (Forum), il terzo volume di una trilogia iniziata con The Road to Somewhere: The Populist Revolt and the Future of Politics (2017) e proseguita con Head, Hand, Heart: The Struggle for Dignity and Status in the 21st Century (2020), il giornalista britannico David Goodhart prova a fornire la sua interpretazione.

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