La scomoda verità sulla Grande Barriera Corallina
A seguire le notizie, si direbbe che la Grande Barriera Corallina, quella meraviglia marina al largo delle coste australiane, sia ridotta in fin di vita, sbiancata dai cambiamenti climatici al punto da risultare irriconoscibile. Proprio recentemente i titoli dei giornali hanno strillato all’unisono: “La Grande Barriera Corallina sta subendo il declino più grave mai registrato”. I giornalisti che si occupano di ambiente sono in modalità panico per via di questi danni irreversibili. Ma somiglia più a una campagna di sensibilizzazione che a informazione imparziale: i media portano avanti la loro narrazione pessimistica indipendentemente da ciò che dicono i dati.
Sin dal 1986, ogni anno gli scienziati australiani misurano la copertura corallina sulla barriera, monitorando meticolosamente le variazioni. Fino alle soglie di questo millennio, la barriera è rimasta sostanzialmente stabile, ma all’inizio degli anni Duemila ha iniziato a ridursi e nel 2012 la copertura si era ristretta a meno della metà. Non sorprende che le notizie siano diventate più pessimistiche. È noto come alcuni ricercatori avessero previsto che i cambiamenti climatici e il riscaldamento delle acque avrebbero ulteriormente dimezzato la copertura corallina entro il 2022, quasi azzerandola.
Poi, però, è accaduto qualcosa di sorprendente. La barriera ha iniziato a riprendersi. Ma le notizie no. Nel 2014 un quotidiano in perenne allarme climatico come il Guardian ha vergato il necrologio della barriera corallina.
Nel decennio successivo, la barriera ha avuto un recupero spettacolare. Nel 2021, la copertura corallina era più alta di quanto fosse mai stata dall’inizio delle misurazioni. Poi nel 2022 e nel 2023 è aumentata ancora, mantenendosi a livelli quasi incredibili. I media si sono messi a esultare? Niente affatto. O hanno ignorato la notizia o l’hanno fatta passare come un’anomalia momentanea prima dell’inesorabile fine. Invece di riportare la buona notizia, il Guardian © Tempi
