Riforma della magistratura: tanti tuoni senza pioggia
Tanto tuonò che piovve, verrebbe da dire all’indomani del varo da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge costituzionale che dovrebbe portare, attraverso la modifica di quattro cinque articoli della Carta fondamentale, alle tante volte provata riforma dell’assetto della magistratura italiana. Ma ho l’impressione che nonostante i molti tuoni, la pioggia non c’è stata né tanto meno s’intravede. Non c’è stata, perché come assai di frequente avviene in Italia si fa molto rumore intorno a qualcosa che non esiste. Anzitutto, quel che è stato, si riduce all’approvazione, alla vigilia delle elezioni europee – e la cosa ha forte l’afrore della propaganda – di un disegno di legge costituzionale: in sostanza, d’una delibera del Governo che dovrà da oggi inoltrarsi per gli impervi e tortuosi percorsi parlamentari, solo all’esito dei quali – e con il fatidico doppio esame da parte di ciascun ramo del Parlamento – se tutto andrà bene, diverrà legge costituzionale. Che a sua volta sarà sottoposta al vaglio referendario, aprendosi uno scontro, facile a prevedersi, greve di retoriche, populismi ed interminabili strumentalizzazioni, che rendono allo stato del tutto imprevedibile quale sarà la conclusione del la storia. Dunque, troppo poco per tanta enfasi, da ciascuna parte inscenata, dalla maggioranza che enfatizza il testo e dalle minoranze che lo presentano quasi come lo smantellamento dello Stato di diritto, per non dire delle posizioni espresse dall’ineffabile Anm. Ma non è questo il vero punto. Il punto è in........
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