Quando lo Stato di diritto crea strumenti del tutto incontrollati
Suscita un sentimento d’amaro sorriso – anche se dovrebbe invitare al soddisfatto sghignazzo – la reazione altezzosamente indignata della pressoché intera sinistra italiana dinanzi alla decisione del già prefetto ed oggi ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, d’inviare una commissione ispettiva presso il comune di Bari per verificare se colà siano per avventura presenti i famigerati “tentativi d’infiltrazione mafiosa”. Il locale sindaco, l’onorevole Antonio Decaro, con insegne anche di presidente dell’Anci e di componente della Cassa depositi e prestiti, insomma un politico di razza, l’ha presa davvero male. Venendo meno al suo aplomb istituzionale, ha addirittura convocato una conferenza stampa dai toni tra il patetico ed il marziale. L’atto dicasteriale è stato interpretato come mera lotta politica – la destra che utilizza il potere governativo per mettere sotto scacco un autorevole sindaco della sinistra – ed il sindaco s’è detto sotto assedio. Da storico, oltre che da giurista, mi piace credere che quanto si verifica nell’ininterrotto fluire degli eventi, non accade mai invano. Lascia traccia e serve a comprendere. L’oscura legislazione detta “antimafia” è stata sempre ossequiata, quando ad essere sottoposti ad essa sono stati politici di rilievo ascrivibili alla destra, notoriamente sporca e corrotta; ora che s’arriva a sfiorare i lombi della nobile genia degli amministratori di sinistra, tutto pericola, il potere è abuso, le pecorelle son aggredite dal lupo nell’indifeso ovile. Ovviamente, non esprimo alcun........
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