Il Sud può decollare ma serve un “ponte”
A leggere i dati Istat sulla “qualità della vita 2025”, da meridionali – il Mezzogiorno è sempre nelle posizioni di coda di tutte le graduatorie dei diversi indicatori – c'è poco da stare allegri. Sul piano nazionale la corsa a ritroso, sembra essersi invertita. Se, infatti, si confrontano i dati relativi ai tre anni di governo Meloni, con quelli degli anni precdenti, si rileva che - in diversi indicatori del sistema “qualità della vita”, qualcosa - per fortuna in meglio - è cambiato. Per carità, niente di trascendentale. Del resto non si recupera qualche decennio – se non di più - di ritardi,e di sprechi (vedi gli oltre 200 miliardi di bonus edilizi) in appena tre anni. Qualche luce, però, ha cominciato ad accendersi. Il buio lascia intravedere qualche bagliore e l'Italia la intrapreso la strada per uscire dallo stallo precedente e dare segni di vitalità, in particolare - per quanto riguarda questa nota - l'occupazione (arrivata, secondo gli ultimi dati Istat, al livello record del 62,7%, mentre la disoccupazione è scesa al 6%) e il sistema retributivo. (vero, i salari lordi sono calati, ma quelli netti sono cresciuti, grazie ai tagli sul: cuneo fiscale, l’accorpamento delle aliquote, il fringe benefit, la detassazione dei premi di produttività che incidono sul netto e non sul........





















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