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Il mondo che si riarma dopo la globalizzazione

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sunday

Per oltre trent’anni la globalizzazione è stata presentata come un processo inevitabile e benefico: mercati aperti, crescita diffusa, riduzione della povertà, convergenza dei modelli economici e, insieme alle merci, circolazione dei valori liberali.

Una promessa che sembrava potersi realizzare quasi automaticamente, senza una vera regia politica. In parte è accaduto: centinaia di milioni di persone sono uscite dalla povertà e la qualità della vita globale è migliorata come mai prima nella storia. 800 milioni di persone, solo in Cina, sono usciti dalla soglia della povertà.

Ma quella globalizzazione conteneva una fragilità originaria: si fondava su regole condivise senza dotarsi di strumenti credibili per farle rispettare, né di una riflessione sulla sicurezza.

Il mercato unico europeo e la Corte di giustizia hanno fatto dell'Unione un'eccezione mentre gli Stati extra-UE decidevano a loro piacimento quando e come rispettare le regole o non rispettarle, come nel caso degli aiuti statali cinesi in violazione del trattato dell'Organizzazione Mondiale del Commercio.

In fondo v'era l'ingenua considerazione di sottoporre a regole comuni Paesi con differenti livelli di sviluppo e differenti considerazioni dello stato di diritto e del principio di legalità. Grandi attori hanno piegato il libero scambio a strategie di potenza, accumulando........

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