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Chailly inaugura la Scala con la scandalosa Lady Macbeth di Šostakovich

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07.12.2025

Il direttore Riccardo Chailly porta in scena, per la prima volta in apertura di stagione, la Macbeth del distretto di Mcensk di Dmitrij Šostakovich, conturbante e inusuale capolavoro musicale del Novecento

È di nuovo al grande repertorio russo che Riccardo Chailly ha attinto per la sua dodicesima inaugurazione di stagione alla Scala, l’undicesima consecutiva. Dopo Boris Godunov di Petrovic Musorgskij nel 2022, peraltro già scelto anche da Claudio Abbado per un 7 dicembre, il direttore musicale si cimenta con uno dei massimi capolavori del teatro musicale del Novecento, Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Dmitrij Šostakovich, proposta per la prima volta in apertura di stagione alla Scala.

Come in altre occasioni in passato, Chailly sfrutta la risonanza nazionale e internazionale della Prima – formula magica per le, ahinoi, poche pagine di cultura e spettacolo rimaste – per far conoscere un titolo d’opera meno noto al grande pubblico.

E che titolo, verrebbe da dire. Opera fondamentale per diverse ragioni, storiche, letterarie e ovviamente musicali, Lady Macbeth è innanzitutto un lavoro che affascina per la sua distanza dalle convenzioni operistiche. Scordiamoci il melodramma, con i suoi “effetti senza cause” e le sue strazianti e straziate eroine tisiche in attesa dell’amante per un ultimo duetto prima di spirare: emozioni al quadrato, anzi al cubo, che nessun essere umano sano di mente potrebbe mai veramente provare. Questo per semplificare, ovviamente: l’opera è anche tanto altro, dalle schermaglie amorose settecentesche, ai sublimi virtuosismi del barocco, alle conturbanti e freudiane collisioni fin de siècle… il catalogo, “madamina”, è sterminato.

Ma ciò che rende Lady Macbeth unica è........

© Panorama