menu_open Columnists
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close

La sinistra italiana è rimasta ancora a piazzale Loreto

4 0
29.04.2025

Un fantasma, un feticcio, un’ossessione. Piazzale Loreto incubo di certa sinistra, che non riesce né a metabolizzare né a storicizzare la pagina scritta col sangue il 29 aprile 1945: una volta monito, un’altra esempio, un’altra ancora spettro di inesistenti corsi e ricorsi. Atto di vendetta comprensibile ma inescusabile, come ogni scempio sul quale ebbero parole nette persino i grandi protagonisti della Resistenza.

Eppure il fascino perverso dell’immagine con i cadaveri penzoloni di Mussolini, di Claretta Petacci e dei gerarchi fascisti continua a esercitare un’attrazione morbosa sugli ur-partigiani del presente che proprio non riescono a svincolarsi dall’ur-fascismo teorizzato da Umberto Eco, mostro perenne che come un’idra polimorfa si rigenera continuamente, e altrettanto continuamente ha bisogno di un epilogo catartico evocato e auspicato fuori dal tempo e fuori dalla ragione.

È una moda e un’abitudine macabra raffigurare le sagome o le fotografie dei politici di centrodestra appesi a testa in giù, proprio per proiettare la scena della pensilina milanese del 1945, preceduta da ogni sorta di feroce oltraggio ai cadaveri. Ciò che accadde sconfina nel granguignol, catalizzatore di una rabbia repressa, di lutti, di privazioni e di esasperazione, ma che squalificò anche il primato morale e civile della Resistenza. La storia è fatta di simboli e di moniti, e si perpetua all’oggi, quando quelle immagini in bianco e nero non hanno più neppure la cornice urbanistica, perché mentre Milano è cambiata ed è andata........

© Libero Quotidiano