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Le donne uccise e gli slogan inutili

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02.06.2025

Visto che Manzoni era un genio - e “I promessi sposi”, nonostante la scuola abbia fatto di tutto per farcelo odiare, un romanzo meraviglioso e profetico - aveva già capito tutto due secoli fa.

E nelle celeberrime pagine dedicate alle “gride”, i provvedimenti di legge che il Ducato di Milano emanava nel Seicento, ironizzava sull’assoluta inutilità di questi atti, che “diluviavano” ogni giorno, stabilivano pene terribili - carcere, tortura e mani mozzate - ma non venivano mai applicate a causa dell’inefficienza e della corruzione del sistema giudiziario. E infatti Don Rodrigo e i Bravi se ne facevano un baffo delle minacce di quei tromboni dei governanti dell’epoca e andavano avanti a delinquere, intoccabili e impuniti. E l’Azzeccagarbugli a brigare, intrallazzare e incassare, visto che “a saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, nessuno è innocente”.

Ma visto che il trombonismo è una costante della politica, della giustizia e della cultura all’italiana, qualsiasi emergenza di cronaca permette ai tromboni di cui sopra di andare avanti a fare danni. Come ad esempio con la proposta del governo di introdurre il reato di femminicidio che, per fortuna, ha sollevato dubbi profondissimi in un’ottantina di giuriste - donne - di tutta Italia, basati su una considerazione razionale e destinata quindi a rimanere in minoranza, perché nella repubblica delle banane si pensa, si parla e si legifera sempre e solo sull’onda dell’emotività e della demagogia. Le giuriste........

© La Provincia di Como