Il rifiuto dell’esame e l’eterno Sessantotto
Una trentina di anni fa Umberto Eco ha sviluppato in un breve saggio il concetto dell’eternità del fascismo, fenomeno culturale e antropologico che va ben al di là della mera durata della dittatura mussoliniana.
Ma si sbagliava. Perché la vera cifra dell’Italia del Novecento, per quanto possa apparire grottesco, quella che permea in maniera profondissima la nostra visione del mondo, non è tanto il fascismo - nato nel 1922 e morto per sempre nel 1945 - ma il sessantottismo. E’ quella la bestia grama che non scompare mai, affonda le sue radici profondissime nel nostro inconscio e appena si presenta l’occasione riemerge in superficie, confermando la consolidata teoria marxiana secondo la quale i fenomeni storici si ripetono sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa.
Questo spassoso fenomeno di costume è tornato di attualità nei giorni scorsi durante le prove orali degli esami di maturità quando tre studenti veneti hanno rifiutato di rispondere alle domande dei professori ostentando la loro scelta rivoluzionaria di fare scena muta. Indimenticabili le motivazioni a supporto di una decisione così dirimente: questa scuola non ci piace, manca l’empatia con gli insegnanti, c’è troppa competizione, un modello iper selettivo e meritocratico che risulta psicologicamente devastante per i giovani di oggi. Insomma, alla scuola interessano solo i voti, non i ragazzi come persone con tutte le loro fragilità. Le stesse identiche fregnacce che dicevano i loro avi mezzo secolo........
© La Provincia di Como
