Il cantiere scandalo e le facce dei politici
Ogni volta ne arriva uno nuovo, tutto tronfio ed egagro, tutto garrulo e pavoneggiante, che sembra pronto a spaccare il mondo. Poi, però, ti racconta la solita storiella, come tutti gli altri.
Adesso cambia tutto, adesso ci pensiamo noi, adesso la piantiamo di perdere tempo perché questa è la terra del fare, del lavoro, dell’impresa e dell’intrapresa, caro lei, non siamo mica nell’Italia nel tacco o nel sud del mondo o nell’emisfero dei paesi sottosviluppati e basta scartoffie, basta burocrazia, basta il dottore è fuori stanza, basta qui è tutto un magna magna, basta il primo che si alza comanda, signora mia, adesso da noi vige l’efficienza, l’intraprendenza, la trasparenza, la coerenza e bla bla bla. E noi, che siamo davvero dei poveretti, stiamo pure ad ascoltarli, questi qui, a dargli retta, con le loro chiacchiere e i loro distintivi, i loro comunicati stampa da macchiette di Churchill e i loro tweet da quinta elementare, che ci pensano loro, che il vento è cambiato, che la pacchia è finita e che qui non si fanno prigionieri. Tutti. Tutti quanti. Tutti uguali. Destra, centro, sinistra. Tutta la stessa roba, la stessa fuffa, la stessa rebonza.
La giornata di venerdì sulla Statale Regina, che da anni devasta il ramo comasco del Lario, ma che spande i suoi mefitici effetti anche sulla viabilità meridionale della provincia di Sondrio e su quella settentrionale della provincia di Lecco è stata qualcosa al di là del disservizio quotidiano, dello scandalo quotidiano, della........
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