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I flotilleros e le risate di Togliatti e Monicelli

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06.10.2025

Mario Monicelli era un tipaccio. Burbero, caustico, scettico - basta ricordare come è morto per capire quanto fosse sfrontato - dissacratore feroce dei vizi, delle ipocrisie, delle miserie e del conformismo degli esseri umani, soprattutto degli italiani.

Una volta, quando era esploso il successo di Ferzan Ozpetek, un giornalista aveva chiesto a lui, Maestro assoluto del cinema italiano, cosa pensasse del regista delle “Fate ignoranti”. La risposta era stata fulminante: “Ozpetek è bravo. Il problema è che i suoi film sono tutti uguali e che alla fine scopri che sono tutti froci”. Bum! Monicelli intendeva che il rischio di Ozpetek fosse quello di rinchiudersi dentro il recinto dell’universo gay e trans diventando prevedibile, come infatti è accaduto, ma dicendolo a quel modo - il suo modo - era venuto fuori un casino micidiale. Immaginate cosa succederebbe adesso, nel regime del politicamente corretto e della culturetta woke dei nostri registonzoli e attoronzoli à la page: come minimo, Monicelli te lo troveresti appeso per i piedi a piazzale Loreto.

Bene, uno così manca davvero in questo periodo storico, davvero tragico e complesso da un punto di vista geopolitico, ma che in Italia assume sempre delle venature grottesche che a un regista diretto e tagliente offrirebbe spunti autoriali formidabili. Ad esempio, metterebbe di certo in lavorazione un sequel dell’irresistibile film comico “Vogliamo i colonnelli”, perché uno come il generale Vannacci - che un totem della destra liberale come........

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