Che errore confondere l’uomo con l’artista
L’artista “è” la sua opera. E’ lei che lo rappresenta, lo determina, lo qualifica. L’autore si risolve totalmente e completamente dentro il perimetro della creazione. Tutto il resto, compresa la sua biografia - soprattutto la sua biografia - non conta nulla.
Chi crede nelle fondamenta del pensiero liberale sa perfettamente - anche senza aver letto Croce, che infatti in un paese di “chiese” come il nostro non legge nessuno - che l’opera d’arte vive di una totale autonomia rispetto agli accadimenti e trova in sé e solo in sé la giustificazione della propria esistenza. E che quindi ogni sua valutazione in relazione con la vita dell’autore, le sue idee politiche o religiose, i suoi comportamenti pubblici o privati, porta inevitabilmente fuori strada. Nel momento in cui si pretende che l’artista sia da esempio agli altri, agli uomini, alle donne, ai lavoratori, ai bambini e bla bla bla lo si tradisce. Perché in quel caso finisce l’arte e inizia la pedagogia. Che, come noto, è la tomba dell’arte.
Questa deriva pericolosissima è tornata di attualità nei giorni scorsi a causa delle polemiche attorno al concerto di Valery Gergiev, formidabile direttore d’orchestra russo, in programma il 27 luglio alla Reggia di Caserta. Sempre che il concerto si tenga, sempre che Gergiev non rinunci, sempre che non venga impedito dalla contestazione, che si attende urlante e vigorosa con tanto di petizione dell’associazione Russi liberi, che ha raggiunto le 16mila firme, e quella molto più pesante da un punto........
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