Un ritratto di J. D. Vance: evviva gli Hillbilly
Una volta preso atto del ticket presidenziale repubblicano per l’imminente sfida di novembre, nonché della nomination (ereditaria, seppur non dinastica, in perfetta contraddizione con il metodo democratico) di Kamala Harris per i democratici, sarà bene soffermarsi sul profilo politico del numero 2 di Donald Trump, J. D. Vance, in modo da illustrarlo agli Hillibilly (“bifolchi”, come vengono indicati coloro che non votano a sinistra) di casa nostra. Ora, almeno in apparenza, Vance appare come un prototipo trumpiano: un american firster pieno di entusiasmo, protezionista e favorevole alle barriere tariffarie e alla chiusura dei confini, per contenere l’immigrazione irregolare. Di sicuro, Vance è un isolazionista per istinto, pronto a imporre dazi e tariffe in Europa e dintorni e ha totale disistima dell’ordine internazionale basato sul diritto, introdotto in America dalla cultura europea. Inoltre, il vice Trump ha seri dubbi sul fatto che sia l’uomo il responsabile del cambiamento climatico e, come tutti i “natcon”, ammira Viktor Orbán, quel primo ministro ungherese che tanto fa infuriare i suoi pari grado europei. Di certo, qualche gaffe di recente il candidato vice l’ha fatta, come quando ha dichiarato che questa Gran Bretagna laburista assomiglia come una goccia d’acqua a........
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