Il mondo in giallo: fatti e non diritto
Come con i cervi al tempo dell’amore, risuonano nelle valli silenti della politica europea le incornate di Usa e Cina in merito alla futura supremazia nel mondo. Ma, nel frattempo, del tutto inosservato, il più che pragmatico popolo giallo degli Han confuciani ha messo in scena da anni la sua Opera cinese, associandola alla tecnica millenaria del Teatro delle ombre, per operare nel silenzio della giungla finanziaria globale le sue rivoluzioni silenti, dove i flussi di denaro si mescolano ai megaprogetti della R&B (Road and Belt Initiative) e ai ribaltamenti planetari di alleanze. Per venire al sodo: il polmone economico-finanziario di Hong Kong (restituito alla Cina da più di 15 anni), accusato dai media occidentali di sottomissione alla logica centralizzata del capital comunismo voluta da Pechino, tradendo così i valori liberal anglosassoni e la sua Common law, si è dimostrato tutt’altro che un soggetto passivo. Negli anni, infatti, gli gnomi cinesi della Borsa di Hong Kong hanno compiuto veri miracoli, creando un sorprendente ponte di denaro con i Paesi musulmani del Golfo e con altri attori interessati del Global South, che partecipano alle iniziative cinesi della R&B. Le autorità dell’Isola, infatti, hanno emesso i così detti islamic bonds, e creato avanzati servizi legali e finanziari per la consulenza giuridica ai Paesi coinvolti nei grandi progetti transcontinentali della R&B, in cui si evidenzia la netta proiezione dell’imprenditoria cinese a fare lauti affari nel Golfo con i ricchissimi investitori arabi.
Ad ottobre, sotto........





















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