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Il servizio d’ordine di Hamas

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thursday

Sassolini di Lehner

Con tutto il dovuto rispetto per Eugenio Giani, già militante nel Psi di Bettino Craxi, poi, tradendo l’autonomia socialista, sedotto e arruolato dai rimasugli del cattocomunismo, la sua conferma come presidente della Regione Toscana non deve stupire e, tantomeno, impressionare. Giani non è l’ultimo arrivato, anzi è un potente cacicco, ma in Toscana, quand’anche le sinistre candidassero una larva, di sicuro l’animaletto allo stato embrionale si beccherebbe una valanga di voti. Antonio Di Pietro, di cui tutto si può dire ma non che sia marxista-leninista o sia stato, come altri togatidemocratici”, magistrato entusiasticamente contiguo a GA.MA.DI. (Gruppi atei materialisti dialettici), eppure quando fu candidato dall’Ulivo nel 1997 in Toscana (collegio 3/Mugello) stravinse con quasi il 68 per cento dei voti, roba da far impallidire gli elettori della Bulgaria colonizzata e cloroformizzata dai sovietici.

Se l’imbarazzante, inquietante, logorroica Francesca Albanese (“ho ora il timore che la parola pace completerà ciò che il genocidio non è riuscito a fare”) bramasse di entrare in Parlamento, per farcela senza ombra di dubbio, dovrebbe candidarsi, per esempio, a Siena. L’Etruria, infatti, sa essere monocorde e compatta, in fila per quattro col resto di due, dall’Ottocento, quand’era frammassonica, sino a quando marciò speditamente su Roma. La Toscana fu fascistissima e anche allora, negli anni Venti e Trenta, si sarebbe potuta presentare una nullità, basta che fosse nerissima e manesca, sicura di un’ elezione a furor di “libro e moschetto”. Io stesso in quel di Siena, rimasi basito davanti........

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