L’Aipac, il Qatar e il pregiudizio occidentale
L’American Israel public Affairs committee è una lobby: non è la più ricca e nemmeno la più influente, ma sicuramente quella che attira più attenzioni. La ragione è legata molto più al pregiudizio, che non ai fantomatici (ovvero fantasiosi) pericoli che rappresenterebbe per la democrazia negli Stati Uniti – o per l’intero sistema internazionale, stando alla non mai esaurita immaginazione di certa opinione pubblica occidentale. Insomma, Aipac ha tutti gli occhi puntati contro: sia quelli degli europei – ma se da oggi iniziamo a criticare le lobby, abbiamo un’Unione europea da radere al suolo completamente – che degli stessi americani o, meglio, quello zoccolo duro antisemita che resta tale con o senza Aipac tra i piedi.
Facciamo un passo indietro. Iniziamo dal numero 117, ovvero tutte le Aipac che servirebbero per eguagliare in dollari investiti nelle attività di lobbying dalle industrie farmaceutiche. Stando ai dati del 2024, mentre Aipac ha investito 3,3 milioni di dollari, le industrie farmaceutiche hanno applicato una pressione pari a 387,5 milioni di dollari (la spesa è poi aumentata ulteriormente, con oltre 227 milioni solo nel primo semestre del 2025). Certo, potremmo asserire che attraverso Aipac, Political action committee e United democracy project, l’associazione abbia investito ben 126,9 milioni di dollari in finanziamenti nelle campagne elettorali. Ma siamo d’accordo che finanziare un determinato candidato e fare lobbying all’interno delle sedi istituzionali siano due cose alquanto diverse. Bisogna aggiungere, inoltre, che questi investimenti hanno coperto una frazione irrisoria dell’enorme quantità di denaro speso in finanziamenti per le attività elettorali da parte di tutti i soggetti che si trovano nella posizione di influenzare la politica americana.
A questo punto, si potrebbe anche accusare Aipac di corruzione, basandosi sull’altissimo tasso di successo delle campagne elettorali che l’associazione decide finanziare (circa il 96-98 per cento), se non fosse per il fatto che Aipac finanzia, nella gran parte dei casi, politici che nei sondaggi hanno già un largo scarto sul secondo o terzo candidato. Si tratta, infatti, di esponenti politici moderati con ampie basi di consenso. E quindi no, Aipac non è un profiler che va alla ricerca del candidato più sconosciuto........





















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