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#Albait. Dal 16 Ottobre 1943 all’arte, con Ernesto Nathan

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Il 16 ottobre 1943, un sabato di festa ebraica (Sukkot), 1.259 romani, tra cui 207 bambini, furono rapiti dalla polizia fascista e dalle truppe naziste. Dopo di allora, la vita di un italiano ebreo fu prezzata cinquemila lire. Era l’equivalente di un anno e mezzo dello stipendio medio di un operaio. La “caccia all’ebreo” da parte di molti italiani aveva motivazione da quella ricompensa e dalla convinzione “scientifica” propagandata da russi, nazisti e fascisti europei, che gli ebrei fossero cattivi. La maggior parte dei rastrellati non tornò mai dai campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau. E comunque furono praticamente tutti ridotti sul lastrico. Alla fine della guerra, la tragedia non si concluse: i pochi sopravvissuti tornarono a una vita distrutta, senza soldi, professione, casa. I beni sequestrati non furono praticamente mai restituiti. Anche una Commissione parlamentare presieduta da Tina Anselmi nel 1990 non riuscì ad appurare granché.

Questo mix di persecuzione, pregiudizio e povertà spinse gli ebrei di ogni Nazione (Europa, Russia, Paesi arabi) a cercare una soluzione autonoma, che culminò nella nascita di Israele.

Ebrei trattati come gli armeni            

La comunità internazionale post-1945 trattò gli ebrei con l’imbarazzo riservato in passato agli armeni, con l’inazione. L’obiettivo non era tanto risolvere la questione umanitaria, ma evitare di inimicarsi un qualsiasi Paese di interesse strategico, in una condizione di pregiudizio antiebraico diffuso, dopo tanti decenni di propaganda........

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