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La vita in pausa per curare un linfoma. Poi il ritorno al triathlon e la laurea

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LA STORIA. Simone Trussardi: «Corro più forte di prima». Da atleta ad allenatore: «Aiuto gli altri a scoprire il loro potenziale».

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«Se vuoi veramente fare qualcosa troverai un modo, altrimenti troverai una scusa». Non ci sono vie di mezzo per Simone Trussardi, trentacinque anni, di Casazza: per lui la frase di Jim Rohn, imprenditore e formatore statunitense, è come la stella polare, lo guida attraverso le scelte più importanti.
Quando il suo corpo lo ha costretto a fermarsi, a causa di un linfoma non Hodgkin, ha dovuto mettere in pausa la sua vita e la sua carriera d’atleta di triathlon, ma non si è arreso, e non si è mai realmente fermato. Ha capito che quel momento, più che una fine, per lui poteva segnare un nuovo inizio, con un ritmo diverso, più lento e profondo.

Una volta concluso il percorso di cura ha iniziato a studiare ingegneria, ed è riuscito a conseguire la laurea triennale. Per seguire la sua passione per lo sport ha fondato anche una nuova attività, Kairos-coach.
«Non ho mai pensato di non guarire - racconta oggi -. Mi dicevo: in questo momento la vita è in sospeso, ma tornerò, più forte di prima».
Nel 2019 la vita di Simone correva veloce. Lavorava in un’azienda metalmeccanica bergamasca, nel settore ricerca e sviluppo, ma il suo cuore batteva altrove: nello sport, sulle strade che tagliano le valli, tra la fatica delle salite e il respiro spezzato dalla corsa.

«Il triathlon era il mio mondo - dice -. Avevo appena chiesto il part-time per allenarmi come professionista. Mi sentivo nel mio momento migliore: zero dolori, grandi risultati, tanta motivazione».
Era marzo, la stagione perfetta per mettere a fuoco tanti progetti. Gli Europei in Transilvania lo attendevano a luglio. Poi, improvvisamente, ha iniziato ad avvertire un dolore intenso a una costola. Un disturbo che pareva banale, l’aveva attribuito a un colpo preso in allenamento, e invece non passava. Le notti erano diventate insonni, il respiro pesante. «Dopo settimane infernali, una Tac ha mostrato una massa grande come un’arancia nel mediastino. Due mesi e mezzo dopo aver ottenuto il part-time, mi è arrivata la diagnosi: linfoma non Hodgkin metastatico».

Il mondo di Simone si è ristretto d’un colpo, e con esso la percezione del tempo.
 «Può sembrare assurdo - confida -, ma la prima reazione è stata di sollievo. Finalmente sapevo contro che........

© L'Eco di Bergamo