«Cibo e scrittura, così ho imparato ad accettare la vita dopo la malattia»
LA STORIA. Dopo due tumori al seno, Laura Castoldi ha aperto uno spazio di cucina naturale e ha ricominciato a scrivere.
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«Ho smesso di correre e ho cominciato ad ascoltare»: quella di Laura Castoldi, di Bergamo, è una storia di trasformazione e rinascita, temprata dal fuoco di un cancro al seno «triplo negativo». Nella sua esperienza la fragilità diventa forza, non solo per sé ma anche per le persone che ha intorno e quelle che incontra nel suo locale «I Buoni Sani» in una lunga metamorfosi, che è sempre e comunque un tempo pieno di bellezza.
La vita le ha chiesto di cambiare, di combattere, e ogni volta lei lo ha fatto in silenzio, senza mai arrendersi, con coraggio e ostinazione, come una pianta che si piega al gelo ma non smette di fiorire. Oggi, a cinquantatré anni, racconta la sua storia seduta a un tavolo, davanti a una tazza di tè, con le mani che si muovono leggere mentre parla di cibo, corpo e cura.
Ha lo sguardo limpido di chi non ha dimenticato il dolore, ma ha imparato a guardarlo negli occhi. «La malattia mi ha tolto tanto - spiega -, ma mi ha anche aperto un varco verso una parte di me che non conoscevo».
Prima di tutto questo, Laura viveva di parole. Era una traduttrice, e per lei il linguaggio era materia viva, da scolpire con la stessa cura con cui si impasta il pane con la pasta madre. «Mi piaceva stare nelle parole degli altri – ricorda –. Capire cosa c’era dietro, restituirlo con la mia voce. Era un lavoro silenzioso, ma profondo ed entusiasmante, che mi ha insegnato a scegliere con cura ogni singolo termine». Aveva tradotto per Einaudi anche alcune parti de «L’uomo senza qualità» di Musil. Poi erano arrivati il cinema, i sottotitoli, le scadenze serrate, le notti davanti al monitor. I figli piccoli, i viaggi, una felicità che sembrava composta e intera. «Ero sempre in movimento – dice –. Non avevo tempo di fermarmi a sentire cosa mi stesse succedendo dentro».
«Per quanto sapessi che la malattia era stata scoperta in tempo e che sarei guarita, di fronte a una diagnosi del genere ci si sente inevitabilmente sfiorati dall’idea della morte, e di fronte a questo ho pensato subito di dover reagire»
Nel 2008, il suo corpo ha iniziato a raccontare un’altra storia. La scoperta è stata quasi casuale, e un’anticipazione di un controllo programmato ha permesso un intervento tempestivo. La diagnosi completa è arrivata dopo un iter un po’ travagliato di visite, consulti ed esami, con qualche incertezza iniziale, come un punto fermo in una frase che non voleva finire. Tumore al seno, triplo negativo. «Ricordo la parola come un colpo secco –........





















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