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«Paolo suicida per colpa dei bulli. Il padre: a scuola sapevano» (Il Messaggero 16 settembre 2025, pag. 10)
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Ora ripensiamoci, perché a dire lo abbiamo sicuramente detto: «Poi vedremo, stai tranquillo». «Sì, sì...faremo». «Scusami ma non ho tempo». Il campionario del nostro lessico quotidiano comprende anche frasi così. Le abbiamo pronunciate, non neghiamolo. Chissà quando, chissà con chi. Ma è che ora ripiombano nella mente e fanno male perché ci costringono a fare i conti con noi stessi davanti al dolore infinito dei genitori e del fratello di Paolo Mendico, il quindicenne della provincia di Latina morto suicida alla vigilia del ritorno a scuola. «Che palle, tornare a scuola», aveva detto Paolo, tratti delicati, capelli lunghi, biondi e fini come spaghetti, la passione per il basso che suonava insieme al papà Giuseppe, la pesca, la passione per la cucina, in una famiglia serena e accogliente, attenta ai suoi figli. Non è mai più tornato a scuola. S'è ucciso prima.

Paolo deriso dai bulli per anni, denuncia ora la famiglia distrutta dal dolore. Insultato, minacciato e bullizzato a scuola proprio per quella che potremmo definire la sua “gentilezza fragile”: deve esser parsa debolezza su cui infierire senza pietà, ogni giorno, senza........

© Il Mattino