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Salvini il cosacco all’assalto del centrodestra

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È un ritorno alle origini, quasi una rivincita dopo anni di accuse di putinismo. Da quando, nel 2015, indossò la famigerata maglietta con il volto di Putin (con annessa figuraccia in Polonia al confine con l'Ucraina), mai Salvini si era spinto così vicino alla linea del Cremlino.

A poche ore dal comizio del centrodestra ad Ancona, a Roma l’asse di governo è in preda a fibrillazioni. L’abbraccio del vicepremier all’ambasciatore russo Alexei Paramonov, durante il ricevimento organizzato all’ambasciata cinese per il 76° anniversario della Repubblica popolare, è diventato il detonatore di un cortocircuito politico che rischia di spaccare la maggioranza. Non solo ha innescato l'ovvia reazione polemica del campo largo (che a Palazzo Chigi interessa il giusto), ma ha aperto una crepa profonda con Giorgia Meloni e Antonio Tajani, costretti a fare i pompieri in un momento già delicatissimo sul fronte internazionale.

E che non sia un caso lo conferma il fatto che a dare il “la” a questa offensiva era stato qualche giorno fa il generale Vannacci, affermando candidamente di preferire di gran lunga Putin a Zelensky. Salvini non ebbe nulla a eccepire, e a quanto non arretra di un millimetro. «Preferisco........

© Il Dubbio