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Riforma la magistratura ma non le carceri: governo succube delle toghe

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09.07.2025

Ci siamo, giorno più giorno meno: la separazione delle carriere è vicina al primo giro di boa, a completare la prima navetta. Poi il secondo round da settembre, più svelto, quindi il referendum, se tutto fila liscio, a marzo o aprile 2026. Dopo 34 anni la politica si prenderà la rivincita.

Non una vendetta per Mani pulite, ma un ritorno alla normalità, al Parlamento che rivendica il proprio primato sull’ordine giudiziario al punto da riformarlo, senza temere che la magistratura insorga o si vendichi. Perché nelle democrazie, nelle democrazie vere, ognuno sta al proprio posto ed esercita il proprio potere nei limiti e con l’ampiezza consentita dalla Costituzione.

Se davvero la sequenza si completerà e avremo un ordinamento giudiziario ridisegnato dalla politica, si realizzerà insomma un riequilibrio. E naturalmente il riequilibrio riguarderà non solo il rapporto fra poteri, ma pure il processo penale nel senso più vero del termine. Un giudice la cui carriera non dipenderà più da un Csm nel quale la vera forza è in mano alle correnti, a loro volta egemonizzate da pubblici ministeri, ecco, questa bizzarria che per l’Anm è assoluta normalità sarà consegnata al passato, e al ricordo di trentaquattro lunghi anni di democrazia a basso tenore.

Sarà un riscatto, e un ritorno........

© Il Dubbio