Pasolini era un intellettuale libero e libertario che odiava la forca. Ne abbiamo fatto un moralista e un inquisitore
Era un intellettuale libertario, ne abbiamo fatto un poliziotto della morale. E poi lo abbiamo messo a cavallo, come una statua del Risorgimento. Pier Paolo Pasolini — poeta corsaro, scandaloso, eretico — è stato prima processato, poi beatificato, quasi sempre frainteso. Come un santino laico, un monumento equestre in piazza dell’ipocrisia. Da un lato il castigatore che brandisce “Io so” come un mandato d’arresto universale, dall’altro l’icona addomesticata del nuovo moralismo, saccheggiata un po’ da tutti.
A mezzo secolo dalla morte, destra, sinistra, liberali e conservatori, populisti e moderati si accalcano nel celebrare il grande scrittore, regista e poeta, un cherry picking in cui ognuno pesca ciò che gli fa comodo: il Pasolini anticapitalista diventa bandiera della sinistra radicale, il Pasolini tradizionalista del mondo rurale diventa spauracchio dei conservatori, il Pasolini contrario all’aborto (ma non alla legge 194) è così il beniamino dei pro life, il Pasolini comunista sui generis reclutato dalla sinistra, il Pasolini che denuncia il “fascismo degli antifascisti” vezzeggiato dalla destra. Quasi tutti invece salutano in un coro trasversale il Pasolini “inquisitore” che voleva processare la democrazia cristiana e........





















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