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Colloqui intimi in carcere: primo sì a Parma a un ergastolano per mafia

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11.11.2025

Per la prima volta un ergastolano condannato per reati di mafia potrà vivere momenti di intimità con la propria moglie senza il controllo a vista degli agenti. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Bologna con l'ordinanza depositata l'11 novembre, accogliendo il reclamo presentato dall'avvocata Pina Di Credico. Trent'anni di carcere, trent'anni duranti i quali il colloquio è stato consumato sotto lo sguardo della polizia penitenziaria. Adesso quella sorveglianza viene meno. Non come premio, ma come diritto.

L'ordinanza è la traduzione concreta di quella sentenza numero 10/2024 con cui la Corte Costituzionale aveva finalmente riconosciuto che l'affettività, anche dietro le sbarre, non può essere cancellata. Che la privazione della libertà personale non può tradursi nell'annullamento della persona e dei suoi legami. Che la sessualità, come scrissero i giudici costituzionali già nel 1987, è “uno degli essenziali nodi di espressione della persona umana”. E che un ergastolo, per quanto pesante, per quanto meritato, non può diventare la condanna a morte della propria umanità. Non una concessione discrezionale, ma un diritto costituzionalmente garantito.

La storia comincia con una richiesta semplice, quasi banale nella sua naturalezza: un detenuto, recluso dal 1995 per camorra – il clan Gionta di Torre Annunziata – e per concorso in omicidio aggravato, chiede di poter vedere la moglie senza che un agente li osservi. La direzione del carcere di Parma, dove l'uomo è ristretto, nicchia. Risponde che è in attesa di direttive dai “superiori Uffici”. Poi individua dei locali nel padiglione dei colloqui, ma intanto il Magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia dice no. Diniego. E lo motiva con un'argomentazione che, fino a ieri, sarebbe sembrata blindata: profilo criminale pericoloso, familiari coinvolti in attività mafiose, rischio che attraverso la moglie possano arrivare messaggi dal clan. E poi quella condotta “altalenante”........

© Il Dubbio