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Paolo, se solo un compagno di classe si presenta alle esequie

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thursday

Paolo era un ragazzino che c’era. Un ragazzino che sorride dalle immagini mostrate sui giornali, che rideva con suo padre nelle lunghe uscite al fiume, che suonava la batteria e il basso. Paolo Mendico aveva passioni e gioia di vivere. Una voglia di vivere che è stata spezzata. Esiste qualcosa di profondamente malvagio nella vicenda di un ragazzo, quasi un bambino, che ha lottato per la sua sopravvivenza, e i suoi genitori che hanno cercato di aiutarlo e proteggerlo, senza riuscirci. Qualcosa che non ha probabilmente un solo colpevole, quanto piuttosto una convergenza di mancanze, di indifferenza, di non ascolto.

E così sicuramente emerge prepotente il ruolo della scuola, e si discute di colpe e negligenze. Si è svolta un’ispezione ministeriale di ben quattro ore nell’istituto scolastico a Latina frequentato da Paolo, in seguito al suo tragico gesto. Non ha più avuto la forza, una mattina, di affrontare un’altra giornata di tormenti: “A nostro figlio spezzavano le matite, scarabocchiavano i quaderni, lo perseguitavano con disegni osceni sulle porte dei bagni con il suo nome sopra”. Ma…nessuno ha visto le scritte nei bagni, nessuno le ha cancellate, nessuno ha segnalato? Viene da chiedersi se tutto questo sia possibile, e se veramente sia durato mesi, anni, impunemente. Oppure “…stava sempre da solo. Gli prendevano lo zaino, lo colpivano alla spalla. E la vicepreside si limitava a minacciare sospensioni”.

Si ricorda sempre, mai smettere di segnalare, scrivere, denunciare. Non a un solo docente, a tutto il consiglio di classe, ai dirigenti e agli ispettori scolastici. Ai servizi sociali, agli psicologi, agli uffici competenti.........

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