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Gli influencer sbarcano a Gaza, l'informazione diventa "politainment"

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La strategia ormai è chiara, e la trasformazione sancita dagli eventi. Non è più il taccuino del reporter a raccontare la guerra, ma il feed di TikTok. L’algoritmo, però, non ha fame di verità: ha fame di noi. Delle nostre emozioni, della nostra attenzione, dei nostri like. Così la guerra si piega al linguaggio dei contenuti brevi: l’attenzione diventa la vera moneta di scambio.

Ed è qui che entra in gioco la tattica israeliana. Dal 7 ottobre 2023 i giornalisti stranieri non hanno più accesso a Gaza. Ma in agosto il governo ha varato un’operazione intitolata “Rivelare la verità”: dieci influencer americani e israeliani, in tuta militare e telefono in mano, autorizzati a filmare pallet di viveri e cucine della Gaza Humanitarian Foundation. Il messaggio: non c’è carestia, la colpa è di Hamas che trattiene gli aiuti. Nei video circolati dopo il tour si leggono frasi come “sono qui a Gaza e vedo un posto pieno di cibo, acqua e opportunità”. Tutto questo mentre l’Onu certifica la prima carestia mai registrata in Medio Oriente, alimentata da un’ostruzione sistematica agli aiuti. 

Il paradosso è tutto qui: i giornalisti restano esclusi da Gaza da quasi due anni, con le testate internazionali che denunciano il divieto d’ingresso dal 7 ottobre 2023 . Ma mentre la stampa continua a chiedere accesso, sono stati proprio gli influencer a ricevere il lasciapassare. Dieci creator, non cronisti: a loro è stato consentito di filmare pallet di cibo e centri di distribuzione, inquadrando la “verità” scelta dal governo israeliano. Ne risulta un cortocircuito informativo: il giornalismo indipendente resta fuori, la propaganda entra in diretta su TikTok.

L’utilizzo degli influencer non è un caso isolato: già la Russia aveva spinto propaganda di guerra su TikTok, e la Casa Bianca aveva convocato TikTokers per costruire consenso alla vigilia delle elezioni. I precedenti erano stati anche oggetto di studio, rivelando un forte legame tra l’uso di influencer e disinformazione: uno studio di NewsGuard, organizzazione che si batte contro la disinformazione online, ha mostrato che in soli 40 minuti un nuovo utente poteva essere indirizzato dall’algoritmo a contenuti falsi o fuorvianti sulla guerra in Ucraina. È la prova di un ecosistema in cui la viralità........

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