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Violenza di genere e femminicidio, oltre al patriarcato c’è molto di più

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09.11.2025

La spiegazione alla base della violenza sulle donne che individua nel patriarcato la ragione ultima del comportamento maschile non è sufficiente. Ha successo perché è facile da capire, mette sotto accusa un sistema culturale e addossa la colpa a un intero genere che se non si oppone, è automaticamente complice. Le spiegazioni semplificate sono comode e diventano facilmente mainstream, ma pur riconoscendo nella cultura una parte della responsabilità, ignorare i numerosi altri fattori che portano gli uomini a esercitare violenza o uccidere le partner fa si che il problema non si risolva. 

Se in un primo momento questa narrazione è stata funzionale a creare una nuova consapevolezza, ora bisogna passare a guardare anche la luna e non solo il dito. Perché dietro a ogni atto violento c’è un individuo, una storia, e qualcosa che non ha funzionato che diventa azione. Ecco allora il libro necessario di Costanza Jesurum che si sposta avanti nell’analisi del problema e dei singoli comportamenti, offrendo strumenti di comprensione che non vogliono essere giustificazioni. 

Il libro dal titolo ‘Violenze di genere’ (Ponte alle Grazie), esplora le motivazioni psichiche e psichiatriche che sono alla base della violenza con lo scopo di fornire strumenti per la prevenzione.

Patriarcato, maschilismo e misoginia non sono sinonimi e anche qui il discorso si complica perché non tutte le culture sono ostili alle donne e la reazione e l’accettazione del contesto quindi sono diverse. Non possiamo paragonare quello che avviene in Afganistan con quello che succede in Europa. Volendo semplificare (l’autrice mi perdonerà): il maschilismo mira al controllo, la misoginia autorizza l’aggressione; quindi, nelle culture misogine la violenza sulle donne è in qualche modo incoraggiata, mentre così non si può dire accada nel nostro paese dove non sono solo le donne ad indignarsi ma le comunità intere. Poi una parte di maschi nostrani pensa alle donne come oggetti di consumo sessuale, come dimostrano le piattaforme in cui si scambiano immagini di donne e compagne che espongono alla voluttà altrui, ma questa è ancora un’altra storia. 

Tutto questo per dire che quando la violenza è agita, messa in atto, alla base c’è il seme (germogliato) di una psicopatologia (ma che non significa sempre una incapacità di intendere, tutt’altro).

Quello che turba maggiormente è che la violenza sia agita tra le mura........

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