In Italia c'è polpa e c'è osso, nelle dinamiche di crescita
"In Italia si sta male, si sta bene, si sta peggio, si sta bene anzichè no”. Così il cantautore Paolo Rossi sintetizza, con una sorta di metafora, le contraddizioni del nostro Paese: un’osservazione che può essere estesa anche alle dinamiche di sviluppo territoriale. In un Paese “stretto e lungo”, le differenze di sviluppo sono state storicamente lette in chiave dualistica, Nord-Sud. Una semplificazione che, già alla fine degli anni Cinquanta, venne messa in discussione da Manlio Rossi Doria che, studiando lo sviluppo agrario, distingueva all’interno del Mezzogiorno tra aree centrali, definite la “polpa” del territorio, e zone interne più marginali, l’“osso”, indicando così la necessità di politiche differenziate.
Facciamo un balzo di settant’anni e arriviamo ai giorni nostri. Dal periodo post-Covid, si sta affermando la narrazione di un Mezzogiorno in recupero rispetto ai divari di sviluppo. È importante distinguere tra situazione effettiva e velocità di crescita: molte province del Sud crescono più rapidamente rispetto al resto del Paese. Le analisi dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne sul valore aggiunto provinciale a valori correnti nel 2024 evidenziano una crescita totale del prodotto del 2,9%, superiore a quella del Nord-Ovest (2,1%) e del Nord-Est (1,2%).
Tuttavia, una prospettiva di lungo periodo racconta una storia più complessa. Negli ultimi venti anni, il Sud ha ridotto solo marginalmente i divari con il resto del Paese: nel 2004 il valore aggiunto pro capite era il 66% della media nazionale, mentre oggi è il 67%. Alcune regioni, come Molise, Campania e Calabria, hanno registrato un peggioramento, sebbene dal 2019 al 2024 tutte le regioni meridionali abbiano mostrato una crescita del prodotto pro capite. C’è ancora molto da fare, ma appare possibile rovesciare l’idea di un Sud immobile, pur distinguendo tra “polpa” e “osso”, soprattutto nelle aree interne.
Al Nord, invece, emerge una dinamica opposta: pur avendo un prodotto pro capite superiore alla media nazionale, la crescita rallenta, come se un corridore si fosse appesantito. Rispetto al 2019, aree come il Nord-Est e il Centro crescono molto meno di quanto abbiano fatto in passato, negli anni in cui queste zone erano considerate un modello di sviluppo alternativo rispetto alla crescita tradizionale basata sulla grande impresa.
I livelli assoluti restano elevati, ma gli effetti........





















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