Cinquant’anni di consultori familiari, presìdi nati per ascoltare e sostenere
Cinquant’anni fa, il 29 luglio 1975, con l’istituzione dei consultori famigliari con la legge n. 405, l’Italia compiva un passo avanti decisivo nella tutela della salute delle donne e della medicina di genere e del benessere sessuale, riproduttivo e affettivo delle cittadine e dei cittadini.
Nascevano così sul territorio i servizi della sanità pubblica pensati per offrire sostegno psicologico, sanitario e sociale a donne, coppie e famiglie. Oggi, a mezzo secolo di distanza, il bilancio è fatto di luci e ombre: ancora fondamentali nel prevenire e ascoltare ma spesso dimenticati, depotenziati e sottofinanziati.
Un’idea all’avanguardia - Nati in piena stagione di riforme civili, a cavallo del referendum sul divorzio e del futuro dibattito sull’aborto, i consultori si ponevano un obiettivo ambizioso: accompagnare le persone nelle scelte più intime e complesse della vita, come la maternità, la genitorialità, la contraccezione, la gestione delle relazioni familiari.
Erano servizi pubblici, gratuiti, vicini alle cittadine e ai cittadini. Pensati soprattutto per le donne, che per la prima volta trovavano un luogo in cui parlare di sessualità, prevenzione, contraccezione e difficoltà relazionali senza giudizio. Una rivoluzione per l’epoca.
Servizi fondamentali, ma in difficoltà - Nel tempo, i consultori hanno contribuito alla diffusione della contraccezione, alla promozione della salute sessuale, e quindi in generale alla tutela della salute pubblica, e alla presa in carico di situazioni complesse, come gravidanze difficili, violenza domestica, disagio adolescenziale, separazioni conflittuali.
Eppure, oggi molti consultori soffrono una crisi strutturale. Secondo le associazioni di settore, mancano medici,........
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