L'arte sfuggente della Biennale di Berlino, una volpe contro le oppressioni del mondo
“Che sarà quell'ombra in fondo al viale di casa mia
Che sarà quell'ombra in fondo al viale di casa mia
Sarà la volpe quando viene l'inverno, sarà
Sarà la volpe quando viene l'inverno”
(Ivano Fossati: “La Volpe”, 1988)
A Roma abbiamo i cinghiali, se ne incontrano intere famiglie a passeggio in centro, nelle vie dello shopping. A Berlino, per dire, hanno le volpi, sembra che ce ne siano a migliaia, ma è infinitamente più difficile incontrarle. A ogni capitale il suo animale.
Ora, il cinghiale è portatore di una notevole simbologia legata alla sua forza, al suo coraggio, alla sua grandezza, ma lo stesso animale lo troviamo anche all’interno di una certa iconografia religiosa, lo vediamo ad esempio accanto a Sant’Antonio, spesso in atteggiamento docile, come un qualunque cane domestico.
Ferocia e santità, in effetti sembra proprio l’animale giusto per Roma, anche con quel filo di misticismo legato però più alle tradizioni celtiche, evocate da Franco Battiato in una delle sue più celebri canzoni. Se non siete cives romani e vi state chiedendo dove stia il misticismo a Roma, provate a mettervi in macchina anche per un piccolo tratto in tangenziale est in qualunque giorno infrasettimanale senza evocare illustri personaggi retti di cuore e lo scoprirete da voi, elevandovi all'istante nell'iperuranio.
E la volpe? Cosa ha a che fare la volpe con Berlino? Quando ci si imbatte in una volpe (e succede molto di rado), si è quasi costretti a fermarsi, perché c’è la certezza che tutto avverrà in un attimo e il nostro più piccolo movimento decreterà la fine dell’incontro. Il rapporto con una volpe........
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