Antonio Capaldo: «Dalla Finanza al vino, con il gusto per le sfide. Ora una cantina negli Scavi di Pompei»
Il presidente di Feudi di San Gregorio, oggi 48enne: «Quando sono arrivato pensavo che il mio compito sarebbe stato più facile di quello che poi si è rivelato. E non credevo nemmeno che sarei rimasto per tanto tempo»
Quando a metà degli anni Ottanta, appena un lustro dopo quella tragedia epocale che è stato il terremoto dellâIrpinia, i suoi zii Mario, eminente filologo, linguista e accademico dei Lincei, e la sorella Mirella fondarono insieme ai fratelli Mario, Luciano e Vincenzo Ercolino, lâazienda vitivinicola Feudi di San Gregorio, Antonio Capaldo era un bambino. Figlio di Pellegrino, economista, accademico e banchiere, recentemente scomparso, non immaginava nemmeno lontanamente che un giorno sarebbe stato alla guida di quel colosso nascente dellâenologia regionale che avrebbe contribuito in misura rilevante alla crescita e alla modernizzazione del settore.
Dopo la conclusione degli studi in Economia, il giovane Capaldo, ora 48enne, iniziò subito le prime esperienze professionali in una banca dâinvestimento, senza peraltro trascurare lâulteriore formazione, culminata in un dottorato sul microcredito alla prestigiosa London School of Economics. Poi lâingresso in McKingsey in cui ascese ben presto al ruolo di partner. Poco più che trentenne dunque era lanciato verso importanti soddisfazioni nel settore della finanza.
Arrivò invece la chiamata del padre, che, nel frattempo, era entrato in misura progressivamente sempre più rilevante nel capitale di Feudi. Un significativo apporto finanziario il suo, un atto di........



















































