menu_open Columnists
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close

Analisi Così il mito della “guerra giusta” sta rovesciando il mondo

3 28
previous day

Proteste a Tel Aviv - ANSA

Il mito della “guerra giusta” sta rovesciando il mondo. L’egemone che si prepara a versare il sangue confeziona narrazioni per propagandare la propria causa. Le cuce con cura, su misura per il proprio pubblico. Le colma di appelli emotivi per eccitare odio, rabbia, paura, entusiasmo. Galvanizza i combattenti, mobilita le masse, demonizza il nemico, forgia alleanze politiche, falsifica, manomette, manipola. Per giustificare il dispendio di sangue e di dolore che s’annuncia descrive il momento come fatale, apocalittico, l’occasione come storica e irripetibile. Presenta la guerra come ineluttabile difesa dai malvagi, benedetta dalle forze celesti. La battezza santa, igiene del mondo, scontro di civiltà, battaglia fra il Bene e il Male. Promette armonia, verità, prosperità, sicurezza. Pace. Non è mai così. La guerra non è mai un intervallo di tormenti collettivi dopo i quali tutto torna a ricomporsi. È eversione. Spesso i governi finiscono col credere alla propria stessa propaganda e si illudono di padroneggiare le dinamiche della violenza. I conflitti invece quasi sempre si trasformano in scontri parossistici incrementali, che la politica è incapace di contenere. La guerra segue logiche inumane, che l’uomo non può controllare. Quando si esaurisce, per debellatio, tregua o pace, resta l’odio. Le ferite collettive di stermini, stupri e torture si rimarginano in decenni o secoli. O mai. Sarà così anche per i conflitti della contemporaneità che si trascinano senza termine, obiettivo e misura. Gli........

© Avvenire