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«Tardi ti amai...»: desideriamo davvero Dio che viene?

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07.12.2025
Prosegue, dopo l’esordio di domenica scorsa, il nostro viaggio di Avvento insieme a sant’Agostino. Nelle domeniche del tempo che conduce al Natale ci guida in questo percorso Paola Muller, studiosa di filosofia medioevale all’Università Cattolica e in particolare del Padre della Chiesa centrale nel magistero di papa Leone un tempo che ci richiama al risveglio. In questa vigilia dell’Incarnazione Agostino ci propone di vincere il «sonno del cuore» – la nostra distrazione interiore nel tempo della iper-connessione – per una ritrovata consapevolezza di noi stessi. Ogni contributo della professoressa Muller esplora un aspetto di questo risveglio in un esercizio concreto di interiorità. Perché l’Avvento, se preso sul serio e per mano a un grande maestro, può davvero convertirci. «Voglio parlare di questa attesa paziente, che è un dono di Dio» (Discorso 359A, 2), scrive sant’Agostino. Parole antiche, ma la loro forza risuona ancora oggi, nell'epoca dell'istantaneo, in cui l'attesa è spesso percepita non come un'opportunità, ma come un ostacolo. Agostino ci pone una domanda radicale: sappiamo ancora desiderare? Sappiamo ancora attendere?L’Avvento ci educa a una forma diversa di attesa. Non è un vuoto da colmare o un tempo da velocizzare, ma un luogo interiore da dilatare. Per Agostino il desiderio non è un istinto da mortificare: è la spinta stessa della vita spirituale. È il cuore che si tende verso il Bene, l’energia che ci solleva e ci mette in movimento. Non va soppresso: va purificato.Il desiderio, per Agostino, è il respiro dell’anima. «Il tuo desiderio continuo sarà la tua continua voce. Tacerai se cesserai di amare» (Esposizione al Salmo 37,14).L’Avvento diventa allora una palestra del cuore, un esercizio quotidiano che non mira a reprimere, ma a orientare, non a possedere, ma a lasciare........

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