Editoriale La sua lezione sulla pace
Chi perde la propria vita, la trova. Forse è questo l’epitaffio più appropriato per Papa Francesco. Che senza troppo riguardo per la sua salute si è speso, con atti umilissimi e luminosissimi, fino alle ultime ore della sua vita: la visita in carcere il Giovedì Santo e poi il giro in piazza accarezzando i bambini domenica mattina. Fino all’ultimo tra la gente per “sentire l’odore delle pecore”. A cui dava e da cui riceveva vita. Senza calcolo, nell’abbandono fiducioso (cioè pieno di fede) alla vita. Nella logica paradossale che attraversa tutto il Vangelo.
Concretezza è una parola cara a papa Francesco. Concretezza intesa come capacità di tenere insieme una visione universale con la realtà spicciola della vita. il verticale del rapporto con Dio e l’orizzontale del rapporto con gli uomini. Il grande incrocio di cui parla il simbolo cristiano per eccellenza.
Di gesti umilissimi e potentissimi che tenevano insieme queste due dimensioni Francesco ne ha fatti molti. Dalla prima uscita a Lampedusa, per dire che il Mediterraneo non può trasformarsi in un cimitero liquido, al bacio – inginocchiato – dei piedi dei signori della guerra del Sud........
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