I gesti Noi, discepoli, e il tradimento del Giovedì Santo
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Abbiamo tutti, credenti e non credenti, un’Ultima Cena da spartire: l’ora della verità ci attende, quella sprofondata nei fossi, in mezzo alla poltiglia dove i lombrichi girano ciechi, o quella del Regno alato popolato dai cherubini; oppure un’altra ancora, le cui forme non sono concepibili dalla mente umana. Se vogliamo attenerci ai sacri rotoli, in una suprema dantesca accensione lirica di origine paolina, nella superstite fede delle cose sperate, dobbiamo ammettere che il Maestro, pur non essendo più fisicamente con noi, ha lasciato in dono, sul medesimo tavolo dove ci ha chiesto di ricordarlo per sempre, lo statuto dell’amicizia. Nel suo indimenticabile discorso finale, cromosoma incancellabile del carattere occidentale, continua a spiegare a ognuno di noi, con potenza rivoluzionaria, cosa questa possa essere e rappresentare: usciamo dalla dimensione retributiva che ci domina (io ti do solo se tu mi dai), proviamo a vivere affermando il valore dell’incontro fine a sé stesso.
Mai come in questo momento ne abbiamo urgente bisogno: le tragiche vicende ucraine e palestinesi, le spaventose guerre civili africane, l’eterna sciagura degli umiliati e offesi, dimostrano, per l’ennesima volta, che........
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