Chiediamo scusa all’Etiopia
La scelta nel trattare questo argomento verte sulla mia passione verso la storia e in particolare verso le testimonianze di coloro che hanno subito eventi bellici e hanno potuto raccontare le proprie aspettative di vita dopo la fuga da un inferno, cosa su cui spesso non riflettiamo perché siamo presi solo a immaginare i nostri problemi di tutti i giorni perdendo spesso il contatto con la realtà dei migranti e sulle motivazioni che li spingono ad approdare in luoghi distanti centinaia di migliaia di chilometri dallo loro patria.
L’Africa fu territorio di conquista per l’Italia che dopo l’unità si affacciava a ritagliarsi un posto tra le potenze imperialiste, cercando di sfruttare risorse e uomini dei territori occupati in nome di una presunta superiorità razziale e culturale, cosa, che almeno dal punto di vista mentale e culturale, sopravvive oggigiorno nell’immaginario non solo dell’uomo comune ma anche di diversi insegnanti e studiosi, nonché politici che utilizzano, per accalappiare voti, lo slogan «prima gli italiani».
Durante il mio percorso universitario ho sostenuto l’esame storia dell’Africa, che prendeva in considerazione, tra i testi aggiuntivi, proprio i resoconti e le sensazioni di alcune persone che avevano prestato servizio militare nel Regio Esercito, tra gli ascari, e dopo la seconda guerra mondiale, abbandonati dalla neonata Repubblica Italiana, dovettero rassegnarsi a vivere in Paesi devastati, quali erano l’Eritrea, L’Etiopia e la Somalia, perché dimenticati non solo da quella che consideravano la madrepatria ma dall’intera comunità internazionale.
Attraverso fonti e testimonianze delle scrittrici coloniali delle ex colonie italiane ho finalmente capito come veniamo visti e cosa si aspettano da noi i migranti e i Paesi con i quali siamo entrati in relazione, nonché cosa ci aspettiamo e quali pregiudizi nutriamo noi verso di questi.
Spesso dimentichiamo che noi italiani siamo un popolo di migranti e quello che pensiamo di coloro che approdano sulle nostre sponde l’abbiamo già testato sulla nostra pelle quando, dopo l’Unità della Penisola, migliaia di persone si spostarono dal Sud al Nord della nazione, o addirittura verso il Nord Europa e l’America. Piemonte, Liguria e Lombardia furono le mete privilegiate per........
© Avanti!
