Galli: «Per un calcio sostenibile serve il nuovo stadio, ma che dispiacere abbattere San Siro»
Novantanove anni, e sentirli tutti. San Siro apre i cancelli il 19 settembre 1926 con un derby vinto 6-3 dall’Inter sul Milan. Uno stadio di calcio e per il calcio, senza respingenti piste di atletica, con gli spettatori vicinissimi al campo. Uno stadio che cresce insieme alla città, con interventi che ne hanno portato la capienza da 35.000 agli attuali 75.000 posti, ma che non possono ovviare alle carenze di un secolo di vita e rispondere alle esigenze del calcio di oggi. Quelle di stadi che vadano oltre l’avvenimento, che vivano sette giorni su sette, che aiutino i club a sostenersi in una realtà sempre più affamata di soldi. Il Comune ha dato il via libera a fine settembre alla vendita dell’area, ora tocca a Inter e Milan completare l’iter di acquisto entro il 10 novembre e poi avviare i lavori, con l’apertura del nuovo impianto fissata al 2031.
Filippo Galli ha vissuto San Siro da tifoso e da calciatore, con 217 presenze in rossonero dal 1983 al 1996. Tra cuore e ragione, ha scelto la seconda: «Se vogliamo andare verso la sostenibilità del calcio e delle società, il passo è quello di uno stadio che lavori 365 giorni all’anno, che porti incassi oltre il match day. Questo per l’aspetto razionale. Poi c’è quello legato al sentimento e abbattere San........





















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