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Com’è industriosa la mia vallata

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19.06.2025

Una delle cose che rimangono impresse, incontrando Mario Moro alla Bresaole Del Zoppo a Buglio in Monte, Sondrio, è una sorta di contrasto. Il contrasto tra la serenità senza tempo delle Alpi che circondano questo borgo della Valtellina, la verde tranquillità delle pendici ricoperte di boschi che è impossibile non ammirare dai finestroni del grande gazebo da esposizione riadattato per accogliere uffici amministrativi e direzione dell’azienda, la pace di questo paesino così vicino a Milano eppure così lontano dal caos della metropoli, e la sensazione di essere comunque, anche quassù, nel cuore vibrante della nostra economia. È l’effetto delle parole di questo giovane imprenditore 39enne che con le sue società porta avanti secolari tradizioni artigianali di queste terre “fuori dal mondo”, e intanto racconta delle sue attualissime battaglie a Bruxelles in difesa della bresaola, in veste di presidente del consorzio dei produttori Igp valtellinesi, o della quotidiana lotta per impedire che la burocrazia e una mentalità sempre più antiproduttiva soffochino la crescita della sua fabbrica di sci.

Se in Italia nascono sempre meno aziende manifatturiere (nel numero di Tempi di marzo lo abbiamo chiamato “inverno demografico industriale”), il problema, oltre a un deficit di speranza nel futuro, secondo Mario Moro è proprio «la mancanza sul territorio delle risorse necessarie ad avviare imprese nuove. E anche di idee. Manca la visione». E da queste valli la visione dev’essere in qualche modo facilitata, a chi ha occhi per vedere, perché in effetti di visione la famiglia Moro ne ha da vendere da generazioni.

Del Zoppo è azienda leader nella lavorazione di bresaola di qualità in vaschette (a marchio proprio o in private label) e per la vendita al banco taglio gastronomia, con quasi 200 dipendenti, due stabilimenti, otto linee di affettamento e oltre 4 mila tonnellate di bresaola prodotta ogni anno

La storia delle imprese dei Moro comincia a Chiavenna nell’Ottocento, racconta Mario, con un bisnonno, Carlo, che «è andato in America ed è tornato con il primo mulino ad acqua con cui ha iniziato a fare la pasta». Specialità pizzoccheri, ovvio. Era l’alba del celebre pastificio che porta il nome della dinastia e che adesso, dopo oltre un secolo e mezzo, e dopo essere passato nel tempo al nonno di Mario e poi al padre Franco e ai cugini (nel frattempo precorrendo con successo, tra l’altro, la moda del “senza glutine”), è ancora in attività, sebbene sotto altre insegne.........

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