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Cappato e l’abuso di giustizia sul fine vita. Ma i radicali non erano garantisti?

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03.11.2025

Per capire cosa intendiamo quando diciamo che la riforma della giustizia Nordio approvata definitivamente giovedì dal Parlamento, per quanto imperfetta e perfino discutibile, aiuterà a mettere fine alla “guerra dei trent’anni”, è utile leggere l’intervista concessa da Alfredo Mantovano al Corriere della Sera alla vigilia del passaggio definitivo del testo in Senato. A un’opposizione che ha scelto di buttarla sull’ennesimo inesistente allarme democratico, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ricorda un fatto che è sotto gli occhi di tutti:

«I paventati rischi per la democrazia non sono nella riforma, ma nel fatto che troppe scelte politiche arrivano attraverso provvedimenti giudiziari».

I «processi fantasma dei suicidi assistiti»

È stucchevole anche solo pensare di mettersi a motivare queste cose, come notava qui provocatoriamente Lodovico Festa venerdì scorso. Tuttavia, se servisse un’ennesima riprova del livello patologico a cui è arrivato il rapporto tra giustizia e politica in Italia, eccola servita a tutta pagina sulla Stampa di venerdì 31 ottobre.

Un’intera pagina del quotidiano torinese dedicata ai «processi fantasma dei suicidi assistiti», una sfilza di militanti radicali che, con il solito Marco Cappato alla testa, «hanno accompagnato un malato a morire in Svizzera e si sono autodenunciati. Ma dopo anni parenti e volontari restano in un limbo: “Lo Stato ci deve risposte”». C’è chi ha........

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