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Beppe Sala e l’operazione verità di Manfredi Catella

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09.09.2025

“Re del mattone”, “padrone della città”, capo della “cupola” della speculazione edilizia, “corruttore”. I media lo hanno infamato in tutti i modi, Manfredi Catella, fondatore e Ceo di Coima, l’imprenditore immobiliare al centro dell’ultimo filone di indagini sull’urbanistica a Milano che stanno paralizzando l’interno settore. Ma più va avanti la royal rumble tra Comune, costruttori, toghe e nemici dei grattacieli, e più è difficile non provare almeno un po’ di simpatia per lui.

Proprio Catella, infatti, proprio uno dei bersagli grossi della procura di Milano e della gogna mediatica montata sulle accuse dei magistrati, con i pochi gesti e parole dispensati fin qui sul proprio conto sta aiutando l’opinione pubblica a comprendere quanto sia in realtà politico il problema della città. E il problema in questo momento non è tanto il grande affresco criminale-immobiliare disegnato nelle inchieste dei pm – che dovranno fare il loro corso anche per lo stesso Manfredi Catella, benché già indebolite dal tribunale del riesame che ha annullato praticamente tutte le misure cautelari imposte a lui e agli altri indagati coinvolti –, quanto quella che Lodovico Festa ha definito qui “la particolare incapacità di intervento di Beppe Sala”. Il sindaco di Milano si dimostra ogni giorno di più in balìa delle divergenze della maggioranza che lo sostiene, e dopo l’ultima uscita combattente di Catella è proprio impossibile non vederlo.

«Grande festa» contro Milano

Come noto, sabato scorso, tra uova scagliate contro la polizia e insulti al ministro dell’Interno, un pezzo della manifestazione convocata dal Leoncavallo in seguito allo sgombero di fine agosto – pardon: un pezzo della «grande festa per protestare contro “questo modello di città che non ci piace”», come ha preferito definirlo Repubblica – ha deviato all’altezza di via Melchiorre Gioia per........

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