menu_open Columnists
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close

In Usa la fuga da “diversity, equity, inclusion” continua

4 4
28.03.2025

Da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca, la sua furia smantellatrice – in parte affidata ad Elon Musk – ha già colpito ovunque, dai dipendenti federali alle università passando per gli aiuti internazionali fino ai rapporti con gli storici partner europei. Uno degli obiettivi primari da colpire per la nuova Amministrazione fin da subito sono state le commissioni per la Diversity, Equity e Inclusion (i famosi Dei), diventate una sovrastruttura burocratica onnipresente negli ultimi anni. Incaricate di tutelare le minoranze, le commissioni Dei erano ovunque diventate decisive per decidere chi assumere, chi promuovere e chi licenziare, fino a diventare strumento di discriminazione al contrario, poiché prendevano le proprie decisioni basandosi non sul merito dei candidati e dei lavoratori ma sulla loro appartenenza a una o più categorie protette dall’ideologia politicamente corretta del cosiddetto woke.

Una meritoria battaglia che ha iniziato però a sfuggire di mano, superando in alcuni casi il confine tra danni collaterali accettabili e metodi illiberali. Un mese fa il senatore repubblicano Ted Cruz ha presentato un lungo elenco di studi e ricerche universitarie etichettate come woke a cui secondo lui andrebbero tolti i finanziamenti pubblici perché promuoverebbero una «propaganda neo-marxista di lotta di classe». Peccato che nel mucchio siano finiti progetti che di ideologico e woke avevano ben poco, ma avevano la colpa di contenere la parola “equity”, ad esempio.

L’assalto di Trump ai Dei ratifica una rivolta già in atto

In attesa di capire se e come verrà corretto il tiro, non si può non notare che la........

© Tempi